Un amore nuovo e sconsiderato. Quello per le parole. Brutale.
La parola che spiega, conduce e induce sospetti. Travisata. Che da vita a splendidi sogni e orrendi incubi.
I racconti, che fanno vivere oltre al vissuto.
Oltre alla logica, alla scienza, al raziocinio, c’è il terreno per i cuori intelligenti, dove, a piantare il seme della passione, ci si trova a crescere alberi sacri e fantasiosi fatti di spirito, lacrime e ironia. In questo panorama le regole e gli schemi bruciano come una sigaretta fumata dal vento.
Se non scrivo leggo. Se non leggo penso. Se non penso sogno.
Nelle notti tribolate, quando il corpo da vita ai mali della mente, dialogo con me. Penso a quello che devi sapere per capire, e a quello che devi capire per sapere. A quello che il mondo nella sua frenesia dimentica. A quello che è il verbo per l’anima: una chiave.
Lo scrivo ora ed è già nel passato. Nessuno me lo può togliere.
Deliri
Il gene della felicità
Se esistesse un gene della felicità io non lo vorrei. Magari mi impegnerei a cercarlo, anni e anni di ricerca…
bluuuup
Immagina un calcolatore col fumo che esce dalle prese d’aria, bit che scorrono su uno schermo, anzi non bit ma proteine. Una cosa più o meno come matrix, ma con le iniziali delle proteine GTCA.
brrrup brrrup.
Li senti i bus che trasferiscono informazioni?
Sullo sfondo un sacco di gente triste nelle gabbiette.
Ma no dai scherzo, gente triste coi camici, e le dita incrociate.
brrrup brrup.
E poi alla fine la risposta, io premo invio, e la gente triste sorride.
Il gene viene sintetizzato in una provetta, trasferito in una siringa, distribuito nelle asl, usl adesso ATS.
Prima gli anziani, gli altri hanno più tempo. Viene stabilito un protocollo di felicitazione onde evitare ondate di panico. “Ognuno avrà la sua dose” è il motto del governo.
Io non me lo inietto… è che ho più paura degli aghi, però mi intervistano alla tv coi capelli in disordine e le occhiaie, una scena del tutto immotivata: in realtà erano anni che il calcolatore calcolava io passavo di lì ogni tanto, senza pretese, tra un Farmville e PetSociety.
Quella della televisione mi fa un sacco di domande, per esempio cosa mi rende felice e io rispondo che insomma ci sono delle cose, però ognuno ha le sue, almeno fin’ora perché adesso c’è il mio gene; e poi lei vuole sapere cosa cercherò poi, ma io non lo so: si sa che tutti cercano la felicità, e io l’ho trovata per tutti, e forse sono loro a dover cercare qualcosa per me.
Ecco io magari se fosse possibile vorrei una conchiglia gigante.
La giornalista mi guarda allibita.
Nel mondo tutte le persone che entrano negli ambulatori con la smorfia escono col sorriso. Massima democrazia? Massimo comunismo.
E poi c’è chi dice “Che bello ora saremo tutti felici” e però poi …
E adesso che siamo felici cazzo si fa? E tutti panicano e vogliono una soluzione per il panico e i bit, i trip e i flip ripartono mentre mi godo le vacanze da anni di lavoro.
Ma io avevo già risolto la situazione, in quella siringa c’è solo soluzione salina.
Non ve lo meritavate il gene, avete osato sorridere.